Da qualche settimana il virus Covid-19 si è catapultato nelle nostre vite, sconvolgendo ritmi e abitudini, costringendoci ad uno stop forzato e minando alle radici la sicurezza in cui il mondo occidentale si era illuso di potersi cullare, ammaliato da una sorta di senso di onnipotenza. Per troppo tempo siamo vissuti convinti che il nostro progresso e la nostra tecnologia ci avrebbero reso invincibili e inattaccabili, in una visione di autarchica immortalità. E dunque uno dei messaggi potenti che questa pandemia ci può offrire è proprio questo: abbiamo bisogno di riacquisire una visione olistica che ci riconnetta con l’equilibrio di natura, in cui comprendiamo e rispettiamo l’interdipendenza tra gli esseri viventi e possiamo sentirci parte di un unico organismo universale come cellule di un solo corpo. Quello che Thich Nhat Hanh chiama l'”Inter-essere”: una parola che non esiste nei dizionari, ma il cui senso è diventato improvvisamente chiarissimo. Non ci sono confini che possano separarci in quanto esseri viventi parti di un tutto organico. Leggiamolo nelle parole stesse del Maestro.

“Impossibile immaginare la nascita di qualcosa, c’è soltanto continuità. Senza la nuvola non potrei essere qui…so che in passato sono stato aria, fiume, nuvola. Sono anche stato pietra…questa è la storia della vita sulla terra. Siamo stati…organismi unicellulari.

Un giorno…chiesi alla foglia se aveva paura: era venuto l’autunno, molte altre foglie erano già cadute. Mi rispose di no. “Durante la primavera e l’estate …ho lavorato duro per nutrire l’albero, e ora molto di me è nell’albero…non pensare che io sia solo questa forma, perché la forma di foglia è solo una piccola parte di me. Tutto l’albero è me…e anche quando sarò caduta per terra continuerò a nutrirlo…Quando mi staccherò dal ramo, cadendo farò un fluttuante salutino all’albero, e gli dirò: Arrivederci a presto.”

La foglia…cadde fluttuando in una danza gioiosa, perché si vedeva già nell’albero. Era così contenta! Le feci un inchino e capii quante cose abbiamo da imparare dalle foglie. Una foglia non ha paura: sa che niente nasce e niente muore.

Dovete vedere la vita. Non potete dire “la vita della foglia”, possiamo solo parlare della vita “nella” foglia.

Anche la nuvola non ha paura. A tempo debito si trasformerà in pioggia. Deve essere divertente diventare pioggia…picchettare sulle cose e diventare parte del Mississipi, del Mekong, o cadere in un campo coltivato e diventare col tempo parte di un essere umano.

Un’onda…è piena d’acqua, ma è vuota di un sé separato. L’onda è una forma che è stata resa possibile dall’esistenza dell’acqua e del vento. Se l’onda considera solo la propria forma, che ha un inizio e una fine, avrà paura della nascita e della morte. ma se l’onda si considera acqua…allora si libera dai concetti di nascita e morte.

Se siete un’onda e diventate uno con l’acqua di cui siete composti, se guardate il mondo con gli occhi dell’acqua, non avrete più paura di essere spinti in alto e di ricadere giù. Ma non accontentatevi di mere speculazioni verbali…dovete scoprire l’unità…sperimentarla e viverla.

Da bambino mi piaceva giocare con un caleidoscopio…Bastava un piccolo movimento perché una figura scomparisse e se ne formasse un’altra. Non piangevo quando la figura precedente era scomparsa.

Possiamo imparare molte cose dalla nuvola, dall’acqua, dalle onde, dalle foglie e dai caleidoscopi. E da tutte le cose che sono nell’universo. Guardando con attenzione…scoprirete…l’inter-essere, e…non sarete più soggetti alla paura.

Diventiamo uno con la foglia. Comprendiamo…la nuvola, l’onda; realizziamo che siamo fatti d’acqua, e lasciamoci la paura alle spalle.

Io sarò anche domani. Ma dovrete essere molto attenti per scoprirmi, perché potrò essere un fiore, una foglia. Quella sarà la mia attuale forma di esistenza, e da quella forma vi dirò ciao. Se sarete molto attenti, mi riconoscerete e potrete venire a salutarmi. Mi farà molto piacere.”