Elke Van Hoof, psicologa clinica e docente dell’Università Vrijie di Bruxelles, in un articolo pubblicato lo scorso aprile sul sito del World Economic Forum (vi propongo qui la versione completa tradotta), definisce il lockdown il più grande esperimento psicologico di sempre”. Mai nella storia infatti un numero così ampio di persone (oltre 2 miliardi e 600 milioni sono quanti hanno subito periodi di quarantena) è stato sottoposto a tanti fattori di stress contemporanei: isolamento sociale, paura per la salute propria e dei propri cari, angoscia di morte, ansia per il futuro personale e professionale, disperazione per la sopravvivenza futura. Un quadro da emergenza mondiale, che è facile prevedere porterà con sé una diffusa “epidemia secondaria” di burnout psicologico.

L’autrice ricorda che negli anni ’90 in Francia si era per la prima volta sperimentato un nuovo approccio, oggi diventato prassi internazionale, per far fronte alle situazioni di emergenza collettiva, ad esempio catastrofi naturali, disastri aerei, attacchi terroristici: questo modello integra il triage medico, ovvero la “tenda di soccorso” per quanti sono stati feriti, con quello psicologico, una “seconda tenda” per il supporto alle ferite invisibili, quelle della mente. Di fronte al Covid-19 il mondo si è affrettato a predisporre la prima tenda, con il potenziamento delle terapie intensive, ospedali di emergenza, ricerche per vaccini e terapie, ma sta appena iniziando ad approntare la seconda. Il che significa non soltanto predisporre sportelli di ascolto – curati da psicoterapeuti e counsellor – accessibili e sostenibili, ma anche assicurarsi che le persone capiscano che una reazione psicologica è del tutto normale, educare le persone sull’impatto psicologico atteso e sulle reazioni al trauma, accertarsi infine che siano in atto interventi di auto-aiuto.

E su questo tema dell’autoconsapevolezza e del self-help psicologico, un altro interessante articolo del World Economic Forum illustra la strategia proposta dal NHS – il Sistema Sanitario Nazionale britannico:  tra le 14 raccomandazioni per proteggere la propria salute mentale troviamo quelle di restare connessi con le persone care, offrire supporto agli altri, mantenere il corpo in movimento, tenere attiva la mente con attività pratiche e/o artistiche, regalarsi del tempo per fare ciò che si ama, restare focalizzati e vivere il momento presente. E quindi come non pensare al cantare e improvvisare insieme come terapia di auto-sostegno di gruppo per uscire dal trauma della pandemia? Speriamo di poter riallestire al più presto la nostra “seconda tenda” e di aprirla a tutti coloro che vorranno unirsi a noi.